Storia della sincerità.

aaaaaaPREFAZIONE: Il motivo per il quale ormai non credo più a quello che mi dicono è riportato nella storia qui sotto. Non che l’opinione altrui possa contare davvero qualcosa, conta solo l’opinione di chi ti conosce davvero, e sono pochissime le persone che possono dire di conoscerti davvero (e se ti conoscono davvero non hanno necessità di esprimere giudizi su di te, Ça va sans dire, no?).

Sempre più il sottoscritto apprezza la dimostrazione e non la dichiarata intenzione, perché sempre di più la vita privata (ma anche il lavoro) mi ha fatto sentire tantissime belle parole e pochissimi fatti: anzi di solito le persone più si riempiono la bocca di buoni propositi e promesse davanti a dio e agli uomini, e meno sono affidabili. E se si stesse zitti e si agisse e basta? Ma ecco a voi la Storia della sincerità:

INIZIO: ti riempiono di complimenti “chedavveroseiilnumerounointutto!”
SVOLGIMENTO: cercano di appoggiartene e li grisi come mosche fastidiose.
FINE: ti riempiono di insulti “cheneancheunamerdadicaneèmerdacomete!”

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Il post dei post.

Al solito: mi accingo a scrivere il post dei post, quello di fine anno, e invece rimando. Perché ci vuole preparazione psicologica, mica puoi buttare nero su bianco 12 mesi così. E poi tecncicamente l’anno 2012 non è mica finito. Mi aspettano le ultime 37 ore dell’anno. Trentasette ore che passerò ammazzandomi di cibo e film come faccio da una settimana a questa parte.

tumblr_m76hh9QebW1qcb58yo1_500Non vedo l’ora di tornare in palestra, mi sta venendo su un fisichetto niente male (grazie ai problemi al fegato sono dimagrito un sacco!). Sono stato proprio un bambino cattivo questi giorni: ho mangiato come se i Maya avessero ragione. Ma parliamo di una cosa noiosissima: parliamo di me. Voglio fissare questo periodo foreverendever. Non che sia memorabile o speciale, solo che non lo faccio mai sul blog…mi serve un argomento da trascrivere invece che parlare dell’anno trascorso (forse lo faccio domani).

Sto leggendo “Il seggio vacante” di J.K.Rowling (a ieri notte ne ho letto un centinaio di pagine e non mi sta prendendo più di tanto) e “Dietrologia – i soldi non finiscono mai” di Fabri Fibra: quasi finito, lo sto divorando, benché scriva delle cose trite e le scriva in maniera non proprio avvincente, è il libro giusto al momento giusto. Perché mette ordine in certi miei pensieri in merito al nuovo spettacolo della mia Ferai Teatro, di cui per ora solo un diario online: lo SNUFFington Post. Non faccio altro che pensare a “La dolce morte di Virginia G.” (questo è il titolo o il titolo provvisorio) anche quando faccio altro il mio cervello mi porta lì. Ora sono solo immagini, musiche, frammenti di testo, Un bellissimo amplesso. Questo spettacolo vedrà la luce tra non meno di un anno: il 2013 sarà ancora l’anno di SNUFF e PORNOGAY perché è giusto così, Mi godo loro due e continuo l’amplesso con LA DOLCE MORTE DI VIRGINIA G. Nella mia vita sempre e solo persone belle e energie positive: sto passando queste feste con i miei cari veri, sono contento. Domani è l’ultimo dell’anno nonché il compleanno di Murìgo e c’è da festeggiare per bene. Stavolta stiamo tutti a Casa Ferai, saremo una decina: dress code elegante, menu abbastanza curato e accurato e fiumi di buon vino e superalcolici per dare il giusto benvenuto al 2013.

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Cosa non scriverò oggi

È troppo facile criticare. Cioè, c’è chi ci ha fatto su un business pazzesco (beato lui) parlando male degli altri. Quindi mi devo trattenere e mi tratterrò. Non devo parlare male di nessuno. Non devo e non voglio. Mi trattengo e basta.

tumblr_mf8wvmaMyw1qehxqmo1_500Vabbè, la scelta era tra lo scrivere un post cattivissimo oppure uno sulla fine del mondo secondo i Maya: siccome mi rifiuto ca-te-go-ri-ca-men-te di scrivere cosa fare prima che finisca il mondo oppure come passare le ultime ore dell’umanità, scrivo due o tre cattiverie che mi sgorgano proprio spontanee.

No, non devo. Troppo facile. Poi mi si accusa di guardare sempre l’erba del vicino (che per la cronaca è sempre più uguale alle altre erbe sintetiche che si vedono in giro). La cattiveria è un gioco ormai facile, e ci giocano tutti e fin troppo. I social sono una fonte inesauribile di tuttologi incattiviti e dire genuine cattiverie m’ha preso a noia. Ma le penso…eccome. Ogni volta che apro la home di facebook e vedo, leggo, ascolto… tumblr_lxvjwnILu41qzwh14o1_400Non scriverò neppure sul mio lavoro. Un anno fighissimo, grandissime soddisfazioni, enormi ambiziosi progetti, blablabla…. Non vi annoio. Giuro. Basta. Anche perché stanno iniziando (alle 21 di oggi) i miei MERITATISSIMI 18 giorni di vacanza.

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Single: promesse e sorrisi.

single: s.m. inv. 1 Persona adulta che, per necessità o per scelta, vive da sola.Sì, sono single, ma senza drammi, senza traumi, senza nulla. La mia ultima storia è finita bene (per quanto possa finire bene una storia, ovvio). Il fatto che sia single comporta cose buone e meno buone, ma siccome bisogna vedere le cose positivamente (più che altro perché non ha senso soffermarsi su quelle negative), concentriamoci sugli aspetti positivi della faccenda:

Essere single significa non dover mai dire “Cosa facciamo oggi?” perché sei da solo con te stesso, puoi benissimo non fare nulla oppure assumerti finalmente le tue responsabilità sulle serate di merda in cui ti ritrovi. Ma significa anche non doversi sentir dire  – “L’ho fatto per te”. Scusa, ma chi te l’ha chiesto? Chi ti ha obbligato a farlo? Darmi il peso delle tue rinunce non farà di te una persona migliore, al massimo farà di noi una coppia peggiore.

Essere single significa poter dormire come ti pare. Non è poco, pensaci. Nudo, super vestito con una tenuta anti-stupro, obliquo tipo diagonale di quel meraviglioso rettangolo gigante che è il letto a due piazze (come piace a me), lavato e profumato quando ti va, sudato e puzzone dopo una serata di bagordi in cui il rumore della doccia è come sentire la voce di Marina Ripa di Meana.

Il fatto che io sia single non significa, come pare pensino molti utenti di social network, che io sia disperato/sul mercato/disponibile come una baguette al banco del pane. Il fatto che io sono single significa che penso a me, che sono l’unica persona che si può prendere cura di me in un certo modo. Significa che a Natale farò un regalo di meno meno impegnativo e che a San Valentino non mi verranno le crisi sul dover voler per forza fare un regalo alternativo al cioccolatino e ai fiori ma altrettanto romantico.

Ma soprattutto posso mangiare aglio e cipolla senza doverci pensare due volte, posso andare a ballare senza dover per forza fissare nient’altro che il cocktail che consumo e significa che mi posso divertire come e quando voglio come se non ci fosse un domani. O no? Una persona con cui sono stato non molto tempo fa, quando ci siamo lasciati è diventata più aperta di una stagione di caccia. Ecco: io non voglio finire così, come una drama queen che posta sui social foto come un Chris Croker dei poveri e che elargisce le proprie protuberanze e i propri orifizi come strette di mano e pacche sulle spalle. No.

L’8 del mese.

La scrittrice Isabel Allende dice che inizia i suoi libri, rigorosamente l’8 gennaio di ogni anno.

Il numero 8 è ricorrente anche per me. Perché se l’8 aprile 1996 la mia vita cambiava radicalmente in seguito alla perdita della persona che più avevo amato fino a quel momento; l’8 luglio 2007 la mia vita cambiava di nuovo perché la unisco a quella della persona che attualmente amo di più al mondo. Ma l’8 del mese qualunque è anche la data casuale in cui mi sono iscritto nelle 3 palestre finora frequentate nel giro di 5 anni.

L’8 novembre 2011, esattamente un anno fa, mettevo finalmente la parola fine a una storia sbagliata fino al midollo. Una delle migliori decisioni della mia vita, una di quelle per cui non c’era bisogno di aspettare l’8 del mese, avrei dovuto farlo molto, molto prima. Almeno nel marzo 2010. Almeno. Ma ora è una cosa così lontana…me la sono ricordata per una serie di coincidenze capitate questi giorni. Mi sono fermato, ho fatto mente locale e mi sono ricordato tutto quanto nei dettagli. E poi ho sorriso. Ho sorriso di me e di come se fino a un anno fa mi sembrava tutto enorme e invalicabile, ora, grazie all’amore di Ga e Murighello e soprattuttto grazie al mio amore ritrovato per me stesso, mi sembra tutto così insignificante. E sto bene, aspettando con ansia i prossimi 8 del mese.

Celebrazioni.

Se non mi ricordavo mai dei mesiversari e non mi sono ricordato dell’anniversario di quando ci siamo messi insieme, ci sarà pure un motivo, no? E se mi sono invece ricordato dell’anniversario nel quale è finita….beh, due più due fa quattro. I conti tornano.

Tanto più se questa ricorrenza mi veniva da pensarla come si pensa al sabato sera, al profumo dell’erba appena tagliata, al profumo dei libri, alla vacanza dopo il duro lavoro. La gioa. La liberazione.

A distanza di un anno è strano….sembra ieri. Ma si sa che le cose belle passano in fretta. E quest’ultimo anno è stato meraviglioso, ecco perché è volato. Sono libero, da un anno. Sono felice, finalmente.

Sono davvero una persona IN-

Non so cosa ne sarà di me, perché il lavoro che faccio mi porta a vivere sistuazioni e condizioni sempre diverse: non c’è mai una routine che duri per più di due mesi dal momento che vivo in funzione dei laboratori di teatro variegati, delle prove per gli spettacoli mai omogenee e della preparazione fisica e interpretativa di personaggi sempre differenti. E questa è una delle mille ragioni per le quali amo il mio lavoro. Di contro c’è la totale mancanza di stabilità in ogni senso. Ma mi va bene così.

Non so cosa ne sarà di me, ma mi guardo indietro e mi vedo uscito da un periodo buio che è durato parecchio. E bada bene: la colpa non è di nessuno, magari è solo mia. Non posso biasimare nessuno se non me stesso. Mi sono sempre circondato di belle persone a lungo andare (nel senso che qualche frequentazione evitabile l’ho avuta, ma è durata pochissimo), per cui se ho attraversato un tunnel, l’ho fatto con le mie gambe e nessun altro. E me lo sono costruito sto tunnel, tutto da solo. Ma ora l’importante è che ne sono uscito e fondamentale è il fatto che chi è stato accanto a me negli ultimi due anni della mia vita non si sia fatto troppo male a causa mia.

Non so cosa ne sarà di me, ma so cosa sono: sono instabile, incoerente, inaffidabile ma fondamentalmente inoffensivo, introvabile se voglio, indomabile, inacidisco come la crema. Siete avvisati.

Le “perle” di Ibba Monni

Chi sputa sul passato, non se l’è mai davvero meritato.

PARLO DI AMORE, PARLO DI AMICIZIA, SENZA RIFERIMENTI PRECISI A PERSONE O SITUAZIONI, QUESTO È UN DISCORSO GENERALE. Questa mi è venuta così, adesso. E volevo esternarla piuttosto che covare il rancore, sentimento che non deve appartenermi. Sarebbe bello girare pagina senza sentimenti negativi e autodistruttivi, solo conservando ciò che di bello c’è stato…ci sto provando, ma non è facile. Forse è più comodo ricordare le cose brutte di un rapporto d’amore ormai finito o di un rapporto d’amicizia che non c’è più. Poi ti viene da pensare: se questa persona non serba belle cose, perché devi farlo tu? E la risposta che affiora spontanea e diretta, è affidata alla tua mano, non alla tua bocca:

Giusto per chiarire, il titolo del post è un omaggio simpatico a una pagina di facebook che seguo con piacere di tanto in tanto. Nessuna velleità, nessuna ambizione, nessuna derisione.

La mia fine è un nuovo inizio.


Da quando tu mi hai detto addio,
la mia vita senza te
è come un fermo immagine.
Da quando tu sei andato via
è così dura la realtà
ma io sopravviverò.

Ho sbagliato tutto io
eri forte come Dio
ora so che è un’illusione…
…si, io non vivo senza te
e che mi sento fragile
ma mi vedrai cambiare pagina.

Da quando non ti sento più,
qui non c’è più musica
mentre fuori nevica.
Da quando mi hai lasciato qui
tutto sembra inutile
ma io sopravviverò.

Ho sbagliato tutto io
eri forte come Dio
ora so che è un’illusione…
…si, io non vivo senza te
e che mi sento fragile
ma mi vedrai cambiare paginaaaa, oh oh ohhh

Si, ho sbagliato tutto io
eri forte come Dio
ora so che è un’illusione…
…si, io non vivo senza te
e che mi sento fragile
ma mi vedrai cambiare pagina
oh oh
cambiare pagina
oh oh oh oh
cambiare pagina
oh oh oh oh oh oh
cambiare pagina
…pagina

Cosa (non) è l’amore

nevermind I’ll find someone like you / Non ti preoccupare troverò qualcuno come te
I wish nothing but the best for you too / Ti auguro solo il meglio anche per te
don’t forget me I beg / non ti scordar di me ti prego
I’ll remember you said sometimes it lasts in love / Ricordo che hai detto a volte l’amore dura
but sometimes it hurts instead / ma a volte, invece, fa male

CIO’ CHE SEGUE E’ PER LA SERIE “SI RIDE PER NON PIANGERE”

Sono le 4.50 del mattino, sto ascoltando “21”, il secondo album di Adele e queste due cose messe insieme fanno di me la persona più meno titolata per dire che cos’è cosa NON è l’amore.

Se sbaglio – diceva Papa Wojtyla – mi coriggerete.

Tanto per cominciare, l’amore NON è stare svegli, insonni, alle 4.50 del mattino in preda a brutti pensieri, per l’ennesima notte di fila, ascoltando “21”, il secondo album di Adele, scrivendo sul proprio blog un post su cosa non è l’amore. Su questo non ci piove. L’amore NON è possesso, la persona che sta con te non è il tuo telefono cellulare  da smanettare a piacimento, parlarci ogni tanto e portare sempre con te. L’amore NON è pretendere a tutti i costi che qualcuno faccia qualcosa per noi: in quel caso pagati una badante. O una puttana. O un maggiordomo. L’amore NON è sofferenza, masochismo, soffocamento: per quello esiste il sadomaso. Litigare sempre e comunque? Vai in una trasmissione di Maria de Filippi a piacere.

No, non c’è niente da ridere. Lo so. Faccio come Grace Adler, guardo le mie foto da piccolo (questa qua sotto dovevo usarla per un delle puntate in merito alla celebrazione dei miei dieci anni da attore professionista a teatro) e mi chiedo: come hai potuto farti questo?