Chi non lavora non fa l’amore [e viceversa]

È stato un periodo abbastanza di merda. Non posso negare l’evidenza, né voglio farlo, perché non sarei quello che sono senza le batoste ricevute. Ne avrei fatto volentieri a meno, ma tant’è. State leggendo le ultime sull’uomo più sfigato della terra (dopo l’urologo di Berlusconi). N.B: Il periodo abbastanza di merda è finito.

Nella vita personale tutto è come sempre: dolcemente complicato, tremendamente bello, alti e bassi come una montagna russa senza fine con parecchi giri della morte. Vorrei scendere ogni tanto. Viaggiare da solo a volte. A volte con un gruppone di gente. Insomma è difficile barcamenarsi tra relazioni e affetti, ma è facile, grazie ad essi, affrontare tutto il resto. Mi sento come un tormentato tronista di Maria de Filippi (sbaglio anche i congiuntivi a volte) e a volte come una sciacquetta corteggiatrice. Si, in sostanza mi sento senza arte né parte.


Nel lavoro è stato tutto molto bizzarro. Il fatto è che abbiamo lavorato come pazzi e a pioggia, e ovviamente le gocce che cadono nel secchio vanno bene, quelle che cadono fuori fanno un casino inzaccheroso. Purtroppo un paio di cose sono andate male, qualcuno ci ha truffato di tanti bei soldini e qualcun altro non ha mantenuto le sue bellissime promesse. E fa male più la truffa, la menzogna, la presa in giro, che perdere soldi. Anche perché dio solo lo sa quanta energia, creatività, passione e forza ci abbiamo messo. La morale è che ci hanno maledettamente inculato.

Non ci sono mezze misure per dirlo.

E adesso? Adesso si lavora per pagare i debiti contratti grazie al sesso anale che ci hanno fatto subire (vedi sopra) e si ricaricano le batterie per un quinto anno coi fiocchi. Mettendo le energie dove vanno messe e risparmiandole dove non vanno messe.

Giuro!